Tra riduzione degli organici, ritardi nei trasferimenti statali

malaguti

E’ stato un autunno faticoso e denso di preoccupazioni, quello che ha segnato l’avvio dell’anno scolastico 2009-2010. Gli istituti modenesi, dalle elementari alle superiori, lamentano crescenti difficoltà nel rispondere ai bisogni, sempre più differenziati e complessi, di un’utenza giovanile che continua ad avere nella scuola il primo, fondamentale, punto di riferimento per la socializzazione, la formazione e la crescita civica ed intellettuale. La riduzione degli organici, che determina la presenza di classi sempre più numerose a tutti i livelli, e il ritardo con il quale il Ministero ha trasferito (o, in numerosi casi, deve ancora trasferire) agli istituti scolastici le risorse per il pagamento delle supplenze e le attività integrative realizzate dai docenti hanno comportato disagi per dirigenti scolastici, insegnanti e famiglie.
Il tutto in un quadro caratterizzato da una permanente incertezza (e siamo ormai alla fine dell’anno) sulle sorti di alcuni provvedimenti fondamentali per definire e comprendere l’architettura futura del sistema dell’istruzione – soprattutto quella superiore – del nostro paese. L’Amministrazione provinciale, in un momento non facile, in cui la congiuntura economica si ripercuote anche sulle capacità d’investimento e d’intervento degli Enti locali, ha cercato di svolgere appieno il suo ruolo, raccogliendo le esigenze dei territori e favorendo azioni coordinate fra le scuole e i Comuni per la soluzione delle problematiche più urgenti. In questo frangente la mia preoccupazione, che è quella di tutta la Giunta, e dello stesso Consiglio provinciale, che si è espresso a maggioranza con un ordine del giorno sui problemi delle nostre scuole, riguarda soprattutto l’istruzione superiore, sulla quale abbiamo competenze dirette. La riforma della secondaria di secondo grado che si va prospettando presenta anche elementi accettabili, ad esempio nell’affermare un’esigenza di maggiore chiarezza sugli indirizzi liceali, tecnici e professionali esistenti, e sui titoli di studio che essi rilasciano; ma rischia di produrre conseguenze molto negative nel momento in cui impone un’omologazione di percorsi che nel nostro territorio hanno una storia e una tradizione che si legano strettamente alle sue particolari vocazioni economiche. Per questo, di concerto con le scuole interessate e con le forze sociali, vogliamo introdurre, nel rispetto della normativa vigente e delle specifiche competenze istituzionali, tutti i correttivi che si renderanno necessari per mantenere un’offerta formativa articolata e soddisfacente per le famiglie.
Una scuola plurale e ricca di opportunità differenti di formazione non è d’altra parte solo uno strumento, pur indispensabile, di contrasto alle difficoltà economiche del presente e di garanzia di un futuro professionale dignitoso per i nostri giovani; è anche, anzi soprattutto, una scuola nella quale tutti i ragazzi, nessuno escluso, possono trovare stimoli, coltivare le rispettive vocazioni, ricevere delle gratificazioni. Una scuola nella quale possono arrivare, in modo attivo, coinvolgente e propositivo, a sviluppare, a fianco delle capacità intellettuali ed operative che serviranno loro nella vita, quel senso di appartenenza alla collettività, fatto di diritti e di doveri, che chiamiamo cittadinanza e che ha nella nostra bella costituzione repubblicana la prima, insostituibile, fonte d’ispirazione.

Elena Malaguti
Assessore Provinciale Cultura