Stampa clandestina
Negli anni del ventennio, l’antifascismo è attivo sia nel mantenere una rete clandestina di azioni sia nel coltivare una cultura altra, che spesso si manifesta nella stampa di giornali e volantini clandestini dai contenuti politici e dalla cronaca non edulcorata delle imprese di guerra.
Questa attività diviene fondamentale dopo l’omicidio Matteotti e l’avvio del regime dittatoriale.
Successivamente, durante la Resistenza, la stampa svolge un ruolo centrale. Ogni partito del CLN ha il suo periodico, che viene prodotto, stampato e distribuito in clandestinità, grazie soprattutto all’impegno delle staffette e dei Gruppi di difesa della donna. A volte si tratta di pubblicazioni locali, come ad esempio il bollettino della federazione comunista di Firenze, “L’Azione Comunista”, o quello della federazione imolese, “La Comune”. Anche i singoli CLN hanno talvolta i loro periodici: “Fratelli d’Italia”, ad esempio, è quello del comitato veneto.
Vi sono, poi, le pubblicazioni, spesso anche di un solo numero, prodotte dalle stesse formazioni partigiane e a esse destinate, come organi di brigata o divisione: ad esempio, “Baita”, periodico dei garibaldini biellesi, con cinque numeri prodotti tra il settembre 1944 e il febbraio 1945.
Ovviamente, le pubblicazioni clandestine non hanno una periodizzazione regolare – il sottotitolo di “Baita” è «Esce quando può e come può» – e anche le tecniche di stampa sono legate alle circostanze e alle possibilità. Manca sempre tutto: carta, ciclostili, inchiostro, spazi sicuri.
I bollettini e i giornali dei partiti del CLN escono in edizioni diverse a seconda dei luoghi e generalmente non hanno solo uno scopo politico, ma servono anche a fornire informazioni e direttive pratiche per la lotta resistenziale (in particolare, i periodici comunisti).
I principali organi di stampa del periodo 1943-1945 sono:
– “Il Combattente”, organo delle formazioni Garibaldi: pubblicato a Milano dal comando generale delle Garibaldi, ha però anche un’edizione torinese, veneta, emiliana, toscana e ligure. Ospita disposizioni del comando per i combattenti (ordini del giorno, informazioni, cronaca delle azioni, con particolare riferimento al contesto locale) e temi politici (tra questi, la necessità del coordinamento tra lotta partigiana e lotta operaia, la conferma della svolta di Salerno, l’esigenza di unità tra le varie anime e formazioni della Resistenza). Grande è l’attenzione anche alla Resistenza iugoslava. Esce a Milano fino al dicembre 1944 e a Torino fino al gennaio 1945;
– “Il grido di Spartaco”, organo del PCI piemontese, in una seconda fase diretto da Giorgio Amendola. Pubblicato a Torino, è spesso riprodotto a ciclostile, con l’invito ai compagni per ulteriori riproduzioni. Ospita articoli politici, con una grande attenzione all’Armata rossa e, dal novembre 1943, pubblica resoconti dettagliati delle azioni partigiane e delle attività delle fabbriche torinesi. Il giornale si spende molto, nel contesto della svolta di Salerno, per l’unità delle forze resistenziali; nel marzo-aprile 1945 pubblica appelli e proclami per la mobilitazione generale e lo sciopero insurrezionale;
– “La nostra lotta”, organo del PCI. Ne escono, tra l’ottobre 1943 e l’aprile 1945, ventinove numeri, tutti in clandestinità. È diretto da Arturo Colombi ed Eugenio Curiel, e «ha un’importante influenza sul movimento di liberazione perché ne detta le strategie politiche» (Dondi), regolarmente riprodotte dalle testate locali del partito. Si occupa molto della vita interna del partito, ma anche delle «necessità della lotta armata» (Id.). Vi scrivono Togliatti, Secchia, Longo, Marchesi;
– “l’Unità”, organo storico del PCI. Esce in edizione clandestina dal gennaio 1943, in edizione legale nel luglio dello stesso anno e ritorna clandestino già durante 45 giorni (25 luglio-8 settembre 1943). Il 10 settembre 1943, “l’Unità” rivolge l’appello ufficiale del partito per la «lotta popolare armata “per la difesa della pace, della libertà, dell’indipendenza della patria”» (Renosio). La redazione principale è presso la direzione del partito in Alta Italia, a Milano; gli articoli politici là redatti vengono riprodotti dalle edizioni regionali, che offrono anche notiziari e bollettini di carattere locale. Il giornale, stampato in tipografie clandestine, è distribuito dalle staffette nelle fabbriche, nei quartieri e presso le formazioni partigiane. La redazione milanese è diretta da Girolamo Li Causi, Giorgio Amendola, Eugenio Curiel, Arturo Colombi; quella romana da Mauro Scoccimarro, Felice Platone, Giorgio Amendola, Celeste Negarville, Mario Alicata, Giuseppe Di Vittorio. Sono affrontati temi politici vari – dall’unità delle forze antifasciste al “partito nuovo”, al ruolo delle donne, alle riforme sociali etc. – e pubblicati bollettini dedicati alle azioni partigiane e alla lotta nelle fabbriche, nonché note biografiche su partigiani caduti, elenchi cifrati di sottoscrittori, dati sui fronti europei e, in particolare, sull’avanzata dell’Armata Rossa. “l’Unità” ospita, ovviamente, gli appelli per l’insurrezione nazionale ma, prima, sono numerosi quelli rivolti ai repubblichini perché disertino. Dopo la Liberazione, il PCI organizza tre redazioni per l’edizione quotidiana, a Milano, Genova e Torino;
– “Giustizia e libertà”, organo della banda “Italia libera”, divenuta poi 2a divisione alpina GL. Pubblicato dalla primavera del 1944 fino alla liberazione, con cadenza mensile, è distribuito nell’area di attività della formazione azionista, le vallate del cuneese, e ospita perlopiù temi politici: lotta antifascista e antimonarchica, richiamo al Risorgimento soprattutto mazziniano, anticapitalismo. Forte è la propensione pedagogica, rivolta alle popolazioni, nonché l’attenzione a temi del contesto locale;
– “L’Italia libera”, organo del PDA: ha un’edizione romana (settembre 1943-maggio 1944), una lombarda (ottobre 1943-aprile 1945), una piemontese (agosto 1943-gennaio 1945) e una ligure (aprile 1945). Tratta temi politici nazionali e internazionali, più che locali, a partire dal programma azionista. Conserva salda la pregiudiziale repubblicana e critica la svolta di Salerno; si concentra anche su temi quali «epurazione, riforma agraria, compartecipazione operaia al processo produttivo, nazionalizzazione dei monopoli, autogoverno delle masse attraverso la capillarizzazione dei CLN […] sviluppo del decentramento e delle autonomie locali» (Renosio). Il tema federalista ed europeista è centrale;
– “La fabbrica”, giornale sindacale e organo della federazione milanese del PCI: pubblicato dal 1° settembre 1943, ne escono in tutto 25 numeri. È distribuito nelle fabbriche dell’area milanese, e si concentra sulle questioni sindacali e sulle condizioni di vita degli operai, in un quadro in cui «la realtà della fabbrica diventa l’osservatorio del regime di coercizione nazifascista» (Dondi). È dalle pagine de “La fabbrica” che il comitato di agitazione interregionale lancia, il 1° marzo 1944, l’appello per lo sciopero generale.
– “l’Avanti”, organo del PSIUP: pubblicato a Milano, Roma, Torino, Bologna, Val d’Ossola, Firenze e Venezia per un totale di 125 numeri. L’edizione milanese, la più diffusa, è diretta da Rodolfo Morandi e si concentra, come l’edizione torinese, su temi economici e sociali (socializzazione dei mezzi di produzione, riforma agraria, unità della lotta di classe). L’edizione romana, diretta da Nenni e Saragat, pubblica perlopiù i documenti programmatici del partito;
– “Noi donne”, organo dei “Gruppi di Difesa della Donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà” (GDD). Esce dall’aprile del 1944 fino alla liberazione. Si trasformerà, poi, nel periodico dell’Unione Donne Italiane (UDI). «Il tema più ricorrentemente affrontato è quello della specificità e dell’importanza del ruolo delle donne durante la lotta di liberazione in corso: dalla difesa delle case e dei propri figli, alla lotta quotidiana contro il carovita e la borsa nera, alla necessità di aiutare gli uomini a compiere la scelta partigiana, a più ampie considerazioni sulla condizione femminile» (Renosio);
– “Bandiera rossa”, organo del Movimento comunista d’Italia: pubblicato a Roma, è voce dell’omonima organizzazione di estrema sinistra, critica nei confronti del PCI, attiva nella capitale fino al luglio del 1944. Il movimento è tra i più colpiti della Resistenza romana. Feroce avversario del governo Badoglio, contesta ugualmente la politica unitaria del PCI e del CLN. Il periodico è diretto da F. Chilanti e vi collaborano Giancarlo e Matteo Matteotti;
– “Il Popolo”, organo della DC, edito in Lombardia tra l’autunno del 1943 e il febbraio 1945 (12 numeri), ma anche nella Toscana e nel Lazio ancora occupati o dopo la liberazione (a Roma, diretto da Guido Gonella). L’edizione settentrionale tratta perlopiù temi relativi alla politica di partito e alla necessità dell’unità nella lotta contro il nazifascismo;
– “Il ribelle”, organo delle Fiamme Verdi, edito a Brescia dal marzo al dicembre 1944. È fondato da Teresio Olivelli, partigiano e membro del CLN in rappresentanza di tali formazioni cattoliche. La testata è caratterizzata da «un’originale impostazione spirituale abbinata alla necessità della lotta partigiana» (Dondi). Suoi temi ricorrenti sono la lotta all’attendismo, il neoguelfismo, il federalismo europeo.
(fonte: Stampa clandestina, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2006, pp. 633-654. Contributi di M. Dondi, M. Renosio, F. Sessi).
14 Febbraio 2011 — aggiornato il 16 Giugno 2016