Liberare la Palestina e il Medio Oriente dalla guerra
Un anno fa le milizie di Hamas attaccavano alcuni kibbutz e un raduno di giovani in Israele, massacrando oltre 1300 persone e sequestrando 250 ostaggi. Ora come allora ribadiamo la netta condanna dell’atto terroristico condotto da una organizzazione, che usa la resistenza contro l’occupazione israeliana e la segregazione dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, con l’obiettivo di cancellare Israele e instaurare un regime islamico. Hamas ha stravolto la cultura e la politica palestinese con derive integraliste violente, conquistando consensi data la perdita di credibilità dell’Autorità Nazionale Palestinese e dell’OLP, e grazie al sostegno finanziario e militare dell’IRAN e di emirati arabi. L’attacco del 7 ottobre porta la firma della dittatura islamica iraniana, nel tentativo di contrastare i sunniti, loro nemici interni al fronte islamico, intenti ad accordarsi con Israele, anche sulla pelle dei palestinesi. La mancata attuazione, per responsabilità israeliana, degli accordi di Oslo ha inasprito le condizioni di vita dei palestinesi sempre più vittime di violenze e del furto delle loro terre da parte dei coloni israeliani, sostenuti dalle forze integraliste di Israele. L’odio ha generato odio, la guerra altra guerra.
La rappresaglia del governo dell’estrema destra israeliana contro Hamas, coltivata in attesa di un pretesto scatenante, è stata trasformata in una guerra contro Gaza e la Palestina, con oltre 42.000 vittime, un terzo bambini, con il chiaro intento di annientare e disperdere un intero popolo, causando immani distruzioni, fame, malattie. L’azione di Israele con bombardamenti sui civili, massacri e stragi indiscriminate ha provocato una giusta e diffusa indignazione internazionale, rinfocolando rigurgiti antisemiti. E’ oltremodo chiaro che la dura critica al Governo Netanyahu non può essere confusa strumentalmente con l’antisemitismo, così come la doverosa solidarietà con il popolo palestinese non può esse contaminata da ambigue posizioni pro-Hamas.
L’attuale Governo israeliano è nemico della pace, non vuole rispettare gli accordi di Oslo per “due popoli e due stati”, è nemico degli israeliani che, come i coloni dei kibbutz assaltati un anno fa, vuole la pace, ponendo fine a decenni di occupazione e oppressione in Palestina e in Cisgiordania. L’apertura del nuovo fronte di guerra di Israele contro Hezbollah, altra formazione politica filo-iraniana dotata di una milizia armata tra le più forti del Medio Oriente, che da decenni tiene in ostaggio il Libano, conferma come la questione palestinese sia diventata pretesto per guerre, che ben poco hanno a che vedere con il sacrosanto diritto dei palestinesi di vivere liberi e in pace in un loro stato. Lo scontro diretto IRAN-Israele lo dimostra.
Nell’immane tragedia è da registrare ancora una volta il prevalere, anche tra i paesi occidentali, USA e Europa in primo luogo, di ignavia, opportunismo, interessi nazionali, che li ha resi incapaci di intervenire per prevenire il conflitto, da anni da più parti annunciato. Ancora una volta dobbiamo con forza e onestà chiedere il cessate il fuoco, di ricostruire canali di dialogo e sostenere tutte le forze che si battono contro il governo Netanyahu e contro le formazioni paramilitari islamiste, che tengono in ostaggio il popolo israeliano e quello palestinese, prendendo la via della pace e della coesistenza tra due popoli in due stati, liberando finalmente la Palestina dal giogo dell’occupazione. Anche per questo l’Anpi modenese parteciperà attivamente alla organizzazione della giornata di mobilitazione unitaria nazionale prevista per il prossimo 26 ottobre.
Vanni Bulgarelli