Dalla Meloni un attacco all’Unione Europea
Dalla Palestina all’Ucraina contro nuovi e vecchi imperialismi serve più Europa.
Israele ha ripreso i massacri indiscriminati sulla Palestina. Questo l’esito della sbilenca tregua di Trump, che appoggia gli attacchi. Centinaia di morti si aggiungono alle decine di migliaia di vittime, soprattutto bambini, trucidati, lasciati morire di freddo e di fame. La guerra contro il popolo palestinese non si è mai fermata e oggi, esplicitamente il governo israeliano spalleggiato dagli USA, minaccia l’annessione delle terre palestinesi e la cacciata dei loro legittimi abitanti.
Alla propaganda del finto pacificatore Trump, la dittatura russa risponde con raid sulle città ucraine, con morti e distruzioni, l’annessione delle terre conquistate con l’aggressione e l’annullamento dell’indipendenza dell’Ucraina. Altro che volontà di pace.
L’Unione Europea è debole e assente dal Mediterraneo, e con le sue numerose ambiguità lascia il campo a Trump, forte con i deboli e debole con i forti. Un intero popolo oppresso da oltre mezzo secolo, usato dalle potenze d’area come Iran, Israele, Siria, Egitto, Qatar e altri, come pedina per affermare supremazia territoriale, generando guerre per procura, che oggi hanno di nuovo il colore del sangue, sparso non per annientare i terroristi di Hamas, ma per cacciare un popolo dalla sua terra.
Nella vicina Africa proseguono i conflitti, e gli USA dichiarano guerre commerciali anche contro l’Europa e minacciano l’annessione di stati indipendenti. Il diritto internazionale e la carta dell’ONU sono stracciate dalla logica neofeudale del più forte.
Non servono le tregue finte, fatte solo per conquistare consensi sui social media, serve una pace vera che costringa non i più deboli, non gli invasi, ma i forti, gli invasori a negoziare e a cessare ogni violenza, per combattere quella terroristica con altri mezzi.
In un contesto così drammatico per la pace, la libertà e la democrazia la Presedente del Consiglio ha costruito a freddo una ignobile sceneggiata messa in atto in Parlamento, a riprova della mediocrità istituzionale di chi, in giorni cruciali per l’Italia, si conferma essere solo il capo della banda post-missina, erede del fascismo di Salò. Un comizio, uno sproloquio a uso e consumo del suo mondo reazionario, un colpo alla storia dell’Italia repubblicana e democratica.
Non vale la pena ricordare il contesto e la straordinaria pulsione ideale e politica che hanno generato il Manifesto di Ventotene o la biografia umana e politica di chi lo ha scritto, o il fatto che tutta Europa riconosce il quel testo la base culturale dell’Unione Europea. Risulta chiaro che la visione dell’Europa degli antifascisti incarcerati dalla dittatura, non può essere quella degli eredi dei carcerieri. Il Manifesto esprime l’opposto dell’ideologia che portò alle dittature fascista e nazista, con la quale la banda Fratelli d’Italia e il suo capo non riescono proprio a chiudere i conti. E allora si cerca di riscrivere la storia, dileggiando chi ha dato la vita per una Italia protagonista dell’Europa unita e democratica.
Si conferma quello che come ANPI diciamo da tempo: l’antifascismo non è un pezzo della storia, ma un progetto vivo e straordinariamente urgente e contemporaneo, che pervade la nostra realtà e il futuro.
Il Manifesto sostiene, senza possibilità di volgari stravolgimenti e letture strumentali, come quella fatte da Meloni, una Europa Unita, federale, democratica, libera e indipendente, quale premessa per una Europa pacifica, più giusta e solidale. Dovrebbero capirlo anche gli elettori, sinceramente democratici che, forse troppo distratti, credono alle menzogne del Capo del Governo.
Quella di Meloni è l’Europa delle nazioni e dei nazionalismi, degli autoritarismi che minano lo stato di diritto. Una “espressione geografica” e commerciale, preda di vicini e alleati forti, che puntano al suo smembramento. Una idea di Europa che da tempo sta facendo fare passi indietro all’Europa sociale e solidale.
Come non vedere che l’invasione russa dell’Ucraina ha tra gli obiettivi l’indebolimento e la frantumazione dell’Unione Europea. La guerra contro l’Ucraina è un chiaro avvertimento mafioso agli altri paesi ex sovietici e ex Patto di Varsavia, che la Russia di Putin vuole ricondurre, in un modo o in un altro, sotto la sua diretta influenza, ricostruendo un nuovo sistema feudale. L’ingerenza politica, con il sostegno alle forze neo naziste e sovraniste in numerosi paesi della UE, gli assalti informatici provenienti dal territorio russo, i ripetuti atti di “guerra sporca” non sono solo indizi: sono prove. L’obiettivo è chiaro: impedire l’affermazione dei valori di Ventotene, della nostra Costituzione, in altri paesi dell’est europeo, che devono restare asserviti e controllabili da una dittatura sanguinaria. I popoli di quei paesi guardano all’Europa come punto essenziale di riferimento di libertà e democrazia.
Con l’elezione di Trump il disegno reazionario si completa e rafforza. Il Presidente USA ogni giorno minaccia l’Unione Europea, non solo con la guerra dei dazi, ma con progetti di annessione di paesi sovrani, che hanno storici legami istituzionali con stati europei. L’imposizione di nuove ingenti spese militari nel quadro NATO è accompagnata dal ricatto di Trump di non fornire più la deterrenza strategica, lasciando la UE indifesa. Il suo nuovo alleato è Putin.
E’ questa situazione che ha ispirato la posizione ANPI nella partecipazione alla manifestazione pro-Europa dello scorso 15 marzo. Rafforzare l’Unione con una vera difesa comune, con una unitaria politica estera, che accompagni forza, deterrenza e capacità negoziale, agendo su leve economiche e nuove alleanze strategiche. Per questo il piano di riarmo per la difesa proposto dalla Commissione è profondamente sbagliato, perché ancora una volta punta su scelte nazionali e rafforza, anziché ridurle, le differenze tra gli stati, sprecando risorse invece di razionalizzare la ingente spesa militare esistente.
Anche questa è parte della sfida per quella nuova Unione Europea, che la destra meloniana non vuole.
Vanni Bulgarelli