Le ragioni di una rilettura della storia
In un momento come questo, in cui troppo spesso sui documenti prevalgono le forzature ideologiche, le interpretazioni schierate e le colpevoli rimozioni, in una fase in cui tutto sembra sempre più appiattirsi sull’oggi e bruciare rapidamente i riferimenti alla memoria e all’identità collettiva, ci sembra più che mai urgente riproporre la lettura del passato, evidentemente mossi da quesiti e domande, sollecitate dal presente, che costituiscono la ragione stessa del lavoro storico. E ancora di più ci sembra sia importante riproporre, una forma di comunicazione diversa e profonda, laddove nel panorama dell’informazione troppe realtà si presentano omologate e superficiali.
Le premesse del crollo
Con una popolazione provata dalle restrizioni e dai bombardamenti il consenso è ormai completamente consumato, le tronfie pacchianate di regime non funzionano più; i lavoratori scioperano guidati dall’antifascismo clandestino chiedendo «pane e pace». Il compromesso continuo tra elementi diversi che ha costituito l’anima del fascismo non è più una pratica possibile: gerarchi, militari, industriali, e vescovi, ora sono contro Mussolini.
Il duce è stretto tra il fascismo moderato e l’ala intransigente fedele alla Germania e al modello nazionalsocialista; la sua dittatura personale non regge più, ed egli appare ormai incerto e prono alla cieca determinazione hitleriana di combattere fino alla fine.
Si profila il crollo impietoso di un ventennio le cui fondamenta, intrise della sistematica repressione di ogni opposizione, della violenza delle guerre coloniali e della vergogna delle leggi razziali, hanno incominciato a sgretolarsi da tempo, dall’interno.