Questa vecchia lapide si trova nel luogo in cui la mattina del 19 marzo 1945 è stato ritrovato il corpo dell’agricoltore di Bomporto Arturo Monzani. Nella notte precedente i fascisti modenesi uccidono cinque ostaggi in cinque punti diversi della città e lasciano i cadaveri in vista; secondo la “Cronaca Pedrazzi”, questi omicidi costituiscono la rappresaglia per l’uccisione di Francesco Bocchi, vice Commissario Federale di Modena e Direttore di “Valanga Repubblicana”, e del professore Roberto Ranieri, avvenuta il 16 dello stesso mese. La Brigata Nera vuole eliminare venti detenuti, ma i tedeschi autorizzano la fucilazione di sole quattro persone; i militi di Salò organizzano un processo per condannare a morte le vittime stabilite, ma nella notte che precede l’esecuzione prelevano altri sei uomini dal carcere di Sant’Eufemia – Alberto Brancolini, Bruno Bulgarelli, Arturo Monzani, Adalgisa Nascimbeni, Alberto Pirondini e Francesco Spaggiari – e li uccidono nel buio del coprifuoco. Anche se il cronista Adamo Pedrazzi parla di cinque fucilati, le fonti del dopoguerra convengono sui sei nomi sopra elencati. Arturo Monzani è assassinato all’incrocio tra via Gallucci e rua Pioppa; la lapide mostra la sua foto, denuncia l’orrore di una notte che infranse anche le spietate leggi dei tempi di guerra con cinque omicidi clandestini e ricorda con dolore lo strazio dei «piccoli figli indifesi» del contadino di Bomporto.

 

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Caduti commemorati in questo monumento

ARTURO MONZANI