La Resistenza del Mezzogiorno
Il meridione d’Italia partecipò alla lotta di Liberazione in due modi: con episodi di ribellione e resistenza avvenuti nei territori delle regioni del Sud, inquadrabili cronologicamente in quella che è stata definita la prima Resistenza; con la presenza attiva di tanti meridionali nelle formazioni partigiane operanti nel centro e nel nord Italia, oppure all’estero (negli episodi riferibili alla Resistenza dei militari oppure, direttamente, all’interno dei movimenti di Liberazione dei paesi occupati fino all’8 settembre 1943).
Per quanto riguarda la Resistenza avvenuta nel Meridione d’Italia, va considerato che si ebbero scontri tra italiani e tedeschi fin dai giorni precedenti l’armistizio. I primi episodi, considerabili, più che atti di Resistenza, fermenti di un motivato ribellismo civile, si ebbero in Sicilia nell’agosto 1943. Dopo l’armistizio, invece, numerosi furono gli atti di resistenza patriottica, individuale e collettiva, da parte di militari stanziati nelle diverse regioni del Mezzogiorno e nelle isole, dalla Sardegna, alla Puglia, alla Campania. Tuttavia, ancor più numerosi, furono gli atti catalogabili come Resistenza civile nata – in Basilicata, Puglia, Molise, Campania, Abruzzo – dalla reazione ai soprusi, alla violenza diffusa, alla brutalità degli ex alleati tedeschi e dei loro collaboratori fascisti. In alcuni casi, l’opposizione quotidiana sfociò in episodi di lotta armata – si pensi a Bosco Martese, nel teramano, dove il 25 settembre 1943 si ebbe una delle prime battaglie partigiane – e in vere e proprie insurrezioni, come avvenne a Lanciano, Matera, Bari, Napoli e in altri centri minori della Campania. Nelle sue varie forme e modalità, la Resistenza fu anche al Sud, nonostante i tempi ristretti dell’occupazione nazifascista, un fenomeno diffuso e sfaccettato. In esso vanno inserite anche importanti esperienze come quelle del Primo Raggruppamento Motorizzato, le rinate forze armate del Regno del Sud che, al fianco degli Alleati, affrontarono i tedeschi ai confini tra Lazio e Campania (dal Primo Raggruppamento sarebbe nato il Corpo Italiano di Liberazione). Ancor di più, l’epopea della Brigata Maiella, formazione partigiana abruzzese che combatté nel territorio d’origine ma anche nelle Marche, in Emilia Romagna e in Veneto. Infine, le brevi ma importanti repubbliche contadine nate, nll’autunno del 1943, in alcune aree interne della Campania, anticipatrici delle lotte per la terra del dopoguerra.
Al di là della grande vittoria di Napoli, però, questi atti di prima Resistenza – che avvennero contemporaneamente in più luoghi d’Italia, dal Mezzogiorno al Settentrione – non ebbero, di solito, fortuna. La reazione tedesca, spropositata e immotivata, fu atroce: ben 2.650 furono le vittime di stragi naziste e fasciste nei territori meridionali e insulari tra il luglio 1943 e il giugno 1944. Non tutti gli eccidi, tuttavia, furono una “reazione” alla resistenza delle popolazioni; moltissimi corrisposero esclusivamente all’esplicitazione di una precisa strategia di occupazione del territorio, all’interno del quale gli esseri umani – i civili, i militari disarmati, i partigiani inermi – non erano altro, per l’occupante, che ostacoli naturali da eliminare.
(fonte: La partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione italiana (1943-1945), a cura di E. Fimiani, Firenze, Le Monnier, 2016)
16 Giugno 2016 — aggiornato il 16 Giugno 2016