Le riforme della scuola avviate dal governo dell’Ulivo hanno fondato un sistema di istruzione incardinato sull’autonomia scolastica, sulla collaborazione fra le scuole e il territorio e sul ruolo essenziale della Regione nella normazione del sistema.
Come Comune di Modena abbiamo cercato di dare una “lettura” del nuovo quadro istituzionale che ne mette in risalto gli aspetti innovativi e qualificanti, superando le possibili conflittualità che potessero emergere.
La scelta più forte è stata quella di andare ad una concertazione con le scuole dell’obbligo approdando ad un documento comune – il “patto per la scuola” – ove le parti individuano di comune accordo gli obiettivi della formazione, i modi per perseguirli, le sinergie, gli accordi, le collaborazioni conseguenti. Si è trattato della continuazione di un percorso che prevedeva la stessa legislazione, fondato sulla costante del consenso attorno ai nodi della formazione, che ha avuto – e sta avendo – numerosi consensi in altre realtà. Ci pare essere il modo migliore per dare attuazione al rinomato titolo “V” della Costituzione votato dall’Ulivo nella precedente legislatura.
Altre intese e accordi si sono stretti con le scuole paritarie, in particolare con le scuole d’infanzia aderenti alla FISM, e con le scuole secondarie di secondo grado pubbliche.
Che il governo Berlusconi voglia azzerare tutto ciò e togliere risorse e qualità alla scuola pubblica in particolare, ma anche a tutto l’insieme del sistema di istruzione, è cosa ben nota. Le misure sostanziali che caratterizzano le gestione del Ministro Moratti fino ad ora sono esclusivamente tese a togliere risorse:
- eliminazione, per il 3° anno consecutivo, dei fondi nazionali per l’edilizia scolastica;
- riduzione del 6 per cento delle bidelle nelle scuole statali;
- riduzione di 25.000 insegnanti in 2 anni;
- riduzione dell’impegno per l’inserimento scolastico dei disabili;
- tentativo di eliminare il tempo pieno nelle scuole elementari;
- riduzione già operata e disegno di eliminare il tempo prolungato alle secondarie di primo grado;
- blocco delle nuove sezioni di scuola d’infanzia statale.
La risposta del nostro Comune è – come sempre – di lotta agli indirizzi che noi e gran parte della scuola ritengono errati, senza far mancare l’opera costruttiva.
Si è in prsenza di pesanti riduzioni dei trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali, in modo da far pensare ai cittadini che non è il governo, ma i Comuni che aumentano le tasse. Noi siamo riusciti a tener ferme le aliquote ICI e IRPEF di spettanza comunali e, ciò nonostante, ad aumentare l’investimento in istruzione.
Per quanto concerne i servizi 0-3 anni, si sono attivati 271 posti nido in più rispetto al ’99; 453 sono ormai i servizi integrati ai nidi; si è sperimentata la figura dell’educatrice domiciliare, che si articola in tre distinti servizi; si è introdotto l’assegno al genitore nel 1° anno di vita del bambino/a (se ne erognano 60 all’anno). Nei servizi 3-6 anni si sono attivati 373 posti in più alle scuole d’infanzia rispetto al ’99.
Per l’immediato futuro è previsto l’avvio di un nido in via Dalla Chiesa con 50 posti; uno in piazza Liberazione con 20 posti e uno al Policlinico con 36 posti.
Si prevede, poi, l’attivazione di posti presso strutture FISM ed altri privati convenzionati. Con l’emendamento al bilancio deliberato il 27 gennaio u. S. si sono poste le basi per 2 nuove strutture di nido da 50 posti ognuna. Si procederà ad aprire una scuola d’infanzia in via Dalla Chiesa con 81 posti; 2 sezioni statali saranno collocate al Pestalozzi e una nuova statale presso l’elementare Galilei.
Infine si costruiranno nuove sedi per le scuole elementari di Baggiovara e di Cognento; una nuova scuola elementare a 10 classi sarà costruita in via Dalla Chiesa e la scuola secondaria di 1° grado “Marconi” sarà trasferita in un fabbricato la cui edificazione è prevista nell’area dell’ex mercato bestiame di via Canaletto.
Il piano degli investimenti del triennio 2003/2005 prevede:
- nel 2003: 11 milioni di Euro
- nel 2004: 10 milioni e 50 mila Euro
- nel 2005: 12 milioni e 940 mila Euro
per un totale complessivo di 34 milioni di Euro.
Mi pare che questa possa essere la risposta migliore che Modena possa dare, pur nella consapevolezza che un Comune non può “fare da solo” e, se non cambierà rapidamente il quadro nazionale di politica scolastica, anche a livello locale si apriranno profonde lacerazioni nella rete dei servizi che – fin qui – hanno assicurato alla nostra città i primati produttivi e civili che noi tutti ben conosciamo.