Rinviati a giudizio i responsabili di uno dei più sanguinosi eccidi nazifascisti
Il Procuratore Militare, Marco De Paolis, che aveva già concluso diverse inchieste sulle stragi naziste, fra le quali quelle di Sant’Anna di Stazzema (Lucca) e Marzabotto (Bologna), ha concluso le indagini sugli eccidi di Monchio, Susano e Costrignano di Palagano e Civago e Cervarolo di Villa Minozzo (Reggio Emilia), che avvennero fra il 18 ed il 20 marzo 1944. De Paolis ha chiesto il rinvio a giudizio dei seguenti criminali: Gustav Brandt, Helmut Oderwald, Fritz Olberg, Ferdinand Ostether, Hans Georg Winkler, Gunther Heinroth, Wilhelm Stark, tutti ufficiali e sottufficiali alle dipendenze del famigerato capitano Kurt Cristian Von Loeben. L’intervento di Loeben fu insistentemente richiesto dai podestà dei vari comuni, “in soccorso ed in difesa dall’assalto dei ribelli”.
Tra il 13 ed il 18 aprile la Divisione Goering lasciò la linea della nostra regione e si addentrò nella provincia di Arezzo fino a Monte Ferona dove uccise oltre 200 persone tra gli abitanti di Vallucciole, Stia, Pratovecchio, Moscaio, Castagno D’Andrea, Badia a Prataglia, Capre Michelangelo, Santa Maria Serelli. Anche per quest’ultima strage De Paolis ha chiuso le indagini rinviando a giudizio gli stessi ex ufficiali della Goering. L’accusa per tutti è di “concorso in violenza con omicidio contro privati nemici pluriaggravata e continuata”. Nessuno di loro (il più anziano è del 1914 il più giovane del 1925) ha ammesso qualche responsabilità. Tutti hanno negato ogni partecipazione ai fatti contestati. La linea difensiva è sempre la stessa: “Eravamo in guerra ed eseguivamo gli ordini dei superiori”. Hanno eseguito ciecamente gli ordini di Von Leoben, morto in combattimento contro i russi, il 23 marzo 1945, a Bransdorf in Moravia. Dopo la sua morte gli verrà attribuita la promozione postuma a maggiore.
Non è dello stesso avviso il Procuratore De Paolis che parla di vere e proprie azioni punitive. Nell’avviso di conclusione delle indagini egli parla di “Azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso in parte in ossequio alle direttive del comando di appartenenza, ma anche di propria iniziativa sempre e comunque aderendo al programma criminale, assenza di necessità e senza giustificato motivo, per cause estranee alla guerra e anzi nell’ambito e con finalità di ampie operazioni punitive contro i partigiani e la popolazione civile che a quelli si dimostrava solidale”. Continua De Paolis: “Tutto questo cagionava la morte di numerosi privati cittadini che non prendevano parte alle operazioni militari, fra cui donne, anziani e bambini inermi, agendo con crudeltà e premeditazione”. Tali azioni per il Procuratore Militare sono aggravate sia per “il grado rivestito”, che per aver commesso i fatti “per motivi abietti, con sevizie e crudeltà verso le vittime e con premeditazione”.
In tale inchiesta ha avuto un ruolo molto importate anche l’avvocato Andrea Speranzoni del Foro di Bologna, che ha già seguito con successo le vittime delle stragi di Marzabotto e di Casalecchio di Reno. Tramite l’avvocato Speranzoni, relatore ufficiale del 65° anniversario dell’eccidio, anche i familiari delle vittime della strage di Monchio si costituiranno parte civile nel processo di Verona, che si terrà nelle prossime settimane. Si sono già costituiti anche la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Modena ed il Comune di Palagano. Si costituirà anche l’ANPI provinciale di Modena. Da questo processo nessuno chiede vendetta, ma giustizia e verità storica.
Rolando Balugani