Alcune riflessioni sull’avvenire della memoria

Renato Ognibene – Classe 1928
Avevo 15 – 16 anni quando sono stato protagonista della lotta di liberazione e, da anziano, avverto con molta acutezza la necessità di un dialogo, di una efficace azione perché, nella società moderna che tende a perdere memorie e valori e dove si tenta di riproporre i terribili fantasmi del passato, le generazioni diverse e lontane trovino il modo di intendersi, non solo partendo dalla conoscenza della storia e dal suo rispetto, ma affrontando i problemi che sono oggi sul tappeto nel nostro Paese, nel momento della costruzione della nuova Europa e nell’epoca della globalizzazione.

C’è bisogno innanzitutto di un reciproco ascolto, di un paziente confronto perché ognuno sia in grado di portare il suo contributo per uscire dalla difficile e complessa situazione non avendo attenzione solo al passato ma utilizzando la memoria storica per costruire il futuro.

Penso che ci siano alcuni valori dell’antifascismo e della resistenza sui quali ragionare con i giovani: il senso di responsabilità, la solidarietà e l’attenzione verso gli altri. L’indifferenza o il disimpegno sono mali da combattere. Nella vita è importante scegliere. Responsabilità e anche rispetto del prossimo, uguaglianza e onestà per riconoscere al prossimo gli stessi diritti e difesa di questi diritti, anche se il prezzo da pagare è elevato.

Va ribadito che nella vita di una persona, come nella vita di una nazione, ci sono alcuni valori che non si vendono e non si comprano, che non si cedono. Ecco perché la riaffermazione dei valori della resistenza nella realtà di oggi, a cominciare dalla pace, è il terreno per la costruzione di un rinnovato patto tra le generazioni.

 

Ombretta Piccinni – Classe 1955
Il tema legato al dialogo tra generazioni è un invito, a mio avviso, a riflettere, in particolare, sulle forme che sta assumendo e che assumerà in futuro il ricordo degli eventi del ‘900. Quale avvenire avrà la nostra memoria, la memoria del fascismo, della Resistenza ?

In quale modo essa ci aiuterà a individuare i pericoli già presenti nel nuovo secolo con il tempo che passa e l’inevitabile sparizione della generazione che ha vissuto, appunto, il fascismo, la guerra, la resistenza e lo sterminio?

La memoria non si trasmette da sola di generazione in generazione, dai più vecchi ai più giovani e non rappresenta certo un movimento naturale.

Spesso diciamo che si deve trasmettere la memoria alle nuove generazioni perché determinati crimini non possano ripetersi.

Dicendo questo però non affermiamo soltanto un dovere di memoria ma un dovere morale, un impegno nei confronti dei vivi e dei morti.

Come trasmettere dunque questa memoria che parla spesso di guerre, di morti, di torti in modo da trasformarla in desiderio di impegnarsi?

Come condurre la riflessione sulla condotta morale tenuta in tempi di contrasti e di barbarie?

Di queste domande dovrebbe essere forse intessuto il dialogo tra generazioni diverse, forse esse possono indicare una pista su cui costruire un insegnamento che si rivela veramente difficile, un dialogo che va oltre la trasmissione della storia rigorosa degli eventi, l’ascolto di esperienze di vita dei testimoni e la trasmissione stessa della memoria.

Questa pista è data dal tentativo di insegnare ai giovani la lucidità critica attraverso la riflessione sui loro atti e sulle loro azioni quotidiane.

Ma se vogliamo che i giovani prendano sul serio un insegnamento simile è necessario che esso sia innanzitutto un oggetto di forte interesse per gli adulti e non semplicemente qualcosa di cui gli adulti stessi si sbarazzano riducendolo ad un vuoto imperativo sul dovere di ricordare.

 

Marcello Sighinolfi – Classe 1923
L’ANPI, come altre forze politiche, le più sensibili, sta cogliendo i tanti insegnamenti derivanti dai grandi recenti movimenti di lotte.

Da questa imponente svolta politica ha rilanciato il proprio impegno verso i giovani, che del resto hanno primeggiato in tutto e per tutto, producendo un salutare scossone alla vita politica italiana.

Alla luce degli avvenimenti richiamati, è giusto riproporsi il problema del coinvolgimento e della organizzazione dei giovani nell’ANPI, per la continuità della Resistenza nei suoi grandi valori.

Oggi è più che mai indispensabile partire dalla Costituzione per dare sbocchi positivi alla crisi mondiale di insicurezza e di guerre illegali e ingiustificate come in Iraq e per fermare il governo Berlusconi, che con ogni mezzo vuole demolire le conquiste sociali, economiche e i diritti degli italiani e dei lavoratori in primo luogo.

È possibile per l’ANPI un rapporto concreto con i giovani sul terreno delle grandi lotte in corso?

I motivi delle lotte si saldano con i valori della Resistenza?

Certo contano proposte organizzative rivolte ai giovani, non si è ai primi passi, da sempre si è lavorato in tale direzione, in particolare nelle scuole e con le attività unitarie sulla memoria.

Tuttavia va detto, con solido realismo e saggezza politica, che per conquistare i giovani con continuità per i grandi valori di democrazia e di progresso, l’ANPI deve continuare il suo ruolo per una svolta politica e culturale insieme a tutte le forze politiche scese in campo negli ultimi anni. Non sono possibili scorciatoie, dato il quadro politico in cui viviamo.

Si deve cominciare dalla critica alla dominante e degradante civiltà del consumismo, respingere il revisionismo storico, culturale e politico in atto. E su questi obiettivi è possibile un fecondo incontro tra combattenti partigiani e giovani.

 

Cesare Galantini – Classe 1976
Credo che oggi l’impegno delle giovani generazioni nell’ANPI, sia un valore aggiunto importantissimo per contribuire alla costruzione di una realtà fatta di partecipazione ed estensione della Democrazia nel nostro paese, per mantenere le radici della memoria e camminare dentro i problemi dell’oggi, per costruire insieme ad altre associazioni e movimenti democratici un futuro di pace e giustizia sociale.

La memoria della Resistenza è oggi un trovarsi insieme per combattere non gli errori del passato ma quelli del presente e perciò é rivolta all’avvenire.

Per questi motivi le potenzialità espansive dell’ANPI verso i giovani sono grandissime.

Avere autentici maestri è una grande fortuna, ma è anche un merito, perché presuppone la capacità di saperli riconoscere e di sapere accettare il loro aiuto; non solo dare, pure ricevere è segno di libertà …