Nel capoluogo emiliano una manifestazione di protesta degli studenti dopo la morte di una ragazza per una fuga di monossido di carbonio in un appartamento affittato in nero. Si chiede di aprire un tavolo per arginare il problema che colpisce quasi tutti gli studenti universitari “fuorisede”
“Bologna la rossa, affitti in nero”.
Con questo striscione si è aperto il corteo organizzato dalla Sinistra universitaria a Bologna il 14 marzo scorso per denunciare il problema casa, che grava sui tanti studenti fuorisede che vivono e studiano all’Alma Mater del capoluogo emiliano. Il corteo, che è partito attorno alle 10.30 da piazza Verdi e si è snodato lungo le vie del centro, è stato accompagnato da cori, musica e slogan come “Contro gli affitti dei padroni, 10, 100, 1000 manifestazioni”. L’iniziativa è stata lanciata dopo la morte della studentessa Marika Cannarsa, vittima del monossido di carbonio di uno scaldabagno difettoso in un appartamento che occupava pagando un affitto in nero con altri studenti. La manifestazione, cui ha partecipato anche il sindacato degli inquilini Sunia, secondo gli organizzatori ha visto la partecipazione di circa 500 persone. Per la Questura, invece, i manifestanti sono stati meno di 150.
Dal comune un segnale è arrivato. Dopo la manifestazione ha parlato l’assessore comunale all’Urbanistica e Casa, Virginio Merola, interpellato da Radio Città del Capo: “Gli affitti in nero sono da colpire, stiamo facendo abbastanza per i nostri poteri”. Merola ha richiamato l’attenzione sull’importanza dell’accordo con la Guardia di Finanza per far partire i controlli incrociati La procedura prevede che l’amministrazione fornisca i suoi dati sull’anagrafe immobiliare alla Guardia di Finanza, che si occuperà di incrociarli con quelli dell’Agenzia delle entrate. Nel caso si scoprano irregolarità, l’assessore promette che “andremo a chiedere perché i locatari non hanno dichiarato l’affitto”.
E’ da tre mesi che Palazzo D’Accursio lavora per fare fronte comune assieme alle Fiamme Gialle: la banca dati “è quasi pronta” e, “in via sperimentale”, la Gdf ha avviato i primi controlli. Merola oconta di presentare pubblicamente il piano di azione congiunto entro la fine del mese.
La protesta degli studenti contro il caro affitti, comunque, non si fermerà in piazza Puntoni, capolinea della mainfestazione. La Sinistra universitaria ha tutta l’intenzione di andare oltre. Il suo segretario, Alberto Aitini, ha detto che gli hanno un obiettivo chiaro in testa: sedersi attorno a un tavolo, assieme a Comune, Universita’, cittadini e associazioni di categoria. E discutere di proposte concrete, magari anche di quelle avanzate direttamente dai ragazzi.
Proposte che, ha spiegato Aitini, verranno raccolte anche attraverso un blog- www.affittisicari.splinder.com- che aprirà i battenti nel giro di qualche ora. Un’altra formula di protesta, tutta elettronica, che il segretario della Sinistra universitaria bolognese ha annunciato proprio di fronte al rettorato, in via Zamboni 33. Ed è proprio al rettore che Aitini ha rivolto un ultimo pensiero polemico: “Il rettore come al solito non ha fatto sentire la sua voce”. Ma il punto, ha ricordato con amarezza, è che “l’università non ha mai fatto nulla per gli studenti al di fuori dell’orario delle lezioni, non ci ha nemmeno difeso quando ci accusavano di essere responsabili del degrado”. Che sia tempo di intavolare una discussione a tutto tondo sulla questione, lo pensa anche il sindacato degli inquilini, il Sunia. Che oggi ha partecipato alla manifestazione con una piccola delegazione. E un cartello: “6.000 domande e 400 case popolari all’anno. Aiuto!”. “Il caro affitti- spiegato Ivano Trentini del Sunia- è un peso per lo sviluppo dell’intera città e il mercato, come nel resto d’Italia è una vera e propria giungla. Bologna, per altro, è anche in grado di liberare 400 case popolari all’anno almeno per le categorie deboli, che non è poco. Ma questo non può essere d’aiuto agli studenti e, comunque, rispetto al fabbisogno siamo lontani”.