Staffette
Nella pluralità di incarichi e di impegni delle donne durante la lotta di Liberazione, quello di staffetta è forse il primo e il più diffuso. La staffetta – ruolo assunto anche da molti uomini, perlopiù giovani e giovanissimi – è il partigiano che cura i collegamenti tra le varie formazioni impegnate nella lotta armata, permettendo la trasmissione di ordini, direttive, informazioni, e il conferimento di beni alimentari, medicine, armi, munizioni, stampa clandestina. Le donne e gli uomini giovani sono scelti per questo compito in ragione di alcune considerazioni: innanzitutto, non sono soggetti alla leva né, solitamente, ai rastrellamenti; possono, quindi, circolare con maggiore libertà, senza destare eccessivi sospetti, anche perché, per le mansioni solitamente affidate loro a livello sociale e familiare, possono spostarsi più facilmente. L’organizzazione della Resistenza fa strumentalmente leva, inoltre, su determinati stereotipi: l’universo mentale maschile, infatti, tende a considerare la donna meno pericolosa nonché meno direttamente perquisibile, questo per ataviche ragioni di rispetto, dimenticate tuttavia nella maggior parte dei casi, come dimostrano i dati sulle violenze di genere alle quali le donne vengono sottoposte dai nazifascisti (cfr., per un dato estremamente parziale, http://www.straginazifasciste.it/?page_id=319&violenza=stupro).
Il lavoro di staffetta viene perlopiù svolto a piedi o in bicicletta. Le staffette solitamente non sono armate e quindi si trovano nell’impossibilità materiale di difendersi. Molte sono quelle che pagheranno con le torture e la vita il loro impegno, che tuttavia è indispensabile. Senza le staffette, la guerra partigiana sarebbe stata inattuabile.
14 Gennaio 2011 — aggiornato il 16 Giugno 2016