Giustizia e Libertà
Le brigate di Giustizia e Libertà (GL) sono legate al Partito d’Azione e guidate dal suo massimo esponente, coordinatore del comando militare del CLNAI e poi vicecomandante generale del CVL, Ferruccio Parri. Nascono immediatamente dopo l’armistizio e in ottobre sono già attive in Friuli, dove operano insieme ai garibaldini, a Roma (con Emilio Lussu e Riccardo Bauer), e in Veneto (con Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti, Silvio Trentin). Nelle formazioni entrano militari italiani sbandati, ex prigionieri di guerra alleati, disertori e renitenti alla leva di Salò. La struttura di GL viene colpita fin da subito dalla lotta anti-partigiana di fascisti e nazisti: nel novembre del 1943, reparti della Rsi arrestano due dei massimi dirigenti del PdA, Leone Ginzburg e Silvio Trentin: il primo morirà in carcere per le torture; il secondo, non giovanissimo e già sofferente di cuore, morirà in ospedale dopo qualche settimana di carcere. Ciononostante, la lotta si organizza e sviluppa, soprattutto in Piemonte, dove la casa cuneese dell’avvocato Duccio Galimberti diviene centro organizzativo della Resistenza. Lì si costituiscono, con la partenza verso la montagna, le bande GL, nate e rese operative in un clima di intenso dibattito politico e culturale, che porta i membri delle formazioni a scegliere bande diverse, a ritornare sui propri passi, a dedicarsi alla guerriglia urbana, anche in altre aree del paese, o all’attività di supporto.
Le bande GL sono organizzate come reparti militari, e ogni volontario è obbligato a prestare giuramento e ad adeguarsi al grado che il comando ritiene di attribuire, indipendentemente dalla posizione militare posseduta all’8 settembre. Le formazioni GL, come le garibaldine e le Matteotti, hanno un comando militare e un commissario politico, che si occupa della formazione dei combattenti.
Le bande aumentano il numero degli effettivi con il passare dei mesi, fino a trasformarsi in divisioni. Sono presenti in tutta l’Italia settentrionale e rappresentano circa un quarto delle forze partigiane (R. Sandri, Giustizia e libertà, brigate, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2006, p. 436). Oltre che il Piemonte, è Firenze «l’altro baluardo giellista nella guerra di liberazione» (ibidem): le formazioni compiono azioni importanti e rischiose, collaborano attivamente con i reparti comunisti e cattolici, superando anche difficoltà ideologiche scaturite da alcune decisioni non del tutto condivise (come l’uccisione di Giovanni Gentile, operata da un Gap il 15 aprile 1944). Il servizio di collegamento del PdA, radio CoRa, è per tutte le forze della Resistenza toscana uno strumento fondamentale di lotta, perché permette il coordinamento con gli Alleati (il direttore del servizio, Enrico Bocci, e i suoi collaboratori, vengono arrestati, torturati e fucilati dai fascisti della banda Carità e di altre formazioni). Nella battaglia per la liberazione di Firenze, i distaccamenti Rosselli di GL «combattono a fianco o all’avanguardia delle truppe alleate, assieme ai gappisti sopravvissuti nei dieci mesi di lotta senza quartiere, al battaglione Fronte della Gioventù, ad altre formazioni di insorti e ai reparti della divisione garibaldina Arno» (ibidem).
I partigiani azionisti sono molto attivi anche in Friuli dove, però, entrano perlopiù nelle brigate Osoppo. La collaborazione dura fino al luglio del 1944, quando gli azionisti vengono estromessi per aver criticato duramente alcune decisioni strategiche che hanno portato alla sconfitta di Pielungo. Dopo l’estromissione dalle Osoppo, i vertici giellisti friulani e veneti rafforzano la collaborazione con i garibaldini.
Le formazioni GL sono sottoposte, come le altre, ad attacchi continui da parte dei nazifascisti, ai quali riescono comunque a infliggere gravi danni. Molti dei vertici azionisti – a partire da Galimberti, ucciso il 4 dicembre 1944 – restano vittime della repressione, ma la struttura di lotta ha la capacità di riorganizzarsi e ristrutturarsi continuamente, nonostante, ad esempio, le sconfitte dell’agosto-settembre 1944 sul Grappa (dove viene sterminata la brigata Italia libera, insieme alla I Matteotti) e sull’Appennino bolognese, sconfitte che portano alla distruzione di intere formazioni e gruppi dirigenti. Sul versante orientale, invece, tra i meriti principali delle formazioni Gl vi è la collaborazione con il partigianato francese, che si concretizza in un vero e proprio accordo operativo (Patti di Saretto). «Di grande rilievo politico e militare – scrive Sandri – è la partecipazione di Gl all’insurrezione nazionale dell’aprile 1945, soprattutto a Torino e in Piemonte, a Padova e nel Veneto» (Ivi, p. 437). Il vertice di GL e del PdA, Ferruccio Parri, diverrà il primo presidente del Consiglio dell’Italia libera (21.6-24.11.1945).
10 Gennaio 2011 — aggiornato il 16 Giugno 2016