Intervento di Alberto Morselli, Segretario generale Cgil Modena

“È importante che il capo dello Stato inviti il paese ad investire di più su ricerca e formazione per recuperare la competitività persa. Ed è altrettanto importante riscontrare che anche Confindustria chieda al Governo più fondi per la ricerca. Sarebbe semmai opportuno che, al contrario, accompagnasse questa richiesta da precisi impegni di spesa a carico delle imprese italiane.

In questi giorni il ministro Marzano ci ha ricordato che per anni la competitività delle industrie italiane era giocata in grossa parte sulla svalutazione della lira.

Per noi della Cgil non è certo una novità, lo denunciamo da anni, e da anni avvertiamo che si insiste sulla riduzione dei diritti dei lavoratori – con i conseguenti contenimenti e riduzioni dei loro redditi e dunque delle condizioni di vita – si fa un’operazione ingiusta, dannosa ed inutile alla competitività del sistema. Lo diciamo da almeno dieci anni: quella che deve imboccare il nostro Paese non è la strada della della competitività da costi, ma quella, più virtuosa, della qualità. La crisi dei grandi gruppi si annunciava già allora, dieci-dodici anni fa: Fiat, i principali gruppi bancari, la Cirio, la Marzabotto (per fare alcuni esempi), sono qui davanti agli occhi di tutti, a dimostrare che – purtroppo – avevamo ragione.

L’accordo separato di luglio sulla crisi Fiat è stato un vano quanto dannoso tentativo di rinviare di mesi una discussione di merito sulla crisi e quindi la sua soluzione.

Le proposte della Cgil per fronteggiare la crisi economica, sempre più grave sia sul piano economico che politico, puntano sulla qualità: la qualità è valorizzazione delle persone, delle competenze, dei bisogni ed anche dei sogni che esse esprimono.Sosteniamo una competizione giocata sulla ricerca e sulla formazione, cioè sull’innovazione. Che però necessita della collaborazione e del contributo di idee dei lavoratori: occorre rispettare la loro dignità di persone, quella stessa che consente loro di riconoscere i propri doveri ed i propri diritti.

Le scorciatoie che qua e là vengono proposte unicamente sul terreno dei costi (doppi regimi salariali, certificazione di trattamenti in deroga ai contratti, chiaramente al ribasso!) non sono risolutive del problema e soprattutto contano di scaricare sul sistema pubblico la richiesta di sostegno economico da parte di coloro che incappano in queste situazioni di obiettivo svantaggio, “per poter tirare avanti”.

Se dobbiamo concertare qualcosa a Modena, quella cosa è una politica per l’innovazione, il sostegno alla ricerca e una formazione utile ai destinatari, dichiarando in premessa che il lavoro buono con i suoi diritti è una risorsa utile a questa politica. il problema quindi diventa “come far partecipe” coloro che ne sono esclusi e non “come allargare l’area della precarietà”.

Ed è partendo da qui che la Cgil, anche a Modena, è disposta a confrontarsi, ponendo un limite molto netto alle materie da discutere: dignità e diritti per la Cgil (e i milioni di persone che hanno aderito alla sua campagna “TU TOGLI, IO FIRMO”) sono semplicemente indisponibili.