Una Costituzione forte o debole per l’Europa?

tiziaDopo oltre un anno di lavoro la Convenzione sul futuro dell’Europa si avvia a terminare i lavori. I 105 rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei governi, del Parlamento europeo e della Commissione hanno già definito una bozza di Costituzione europea, che sarà sottoposta alle ultime modifiche prima dell’adozione. Poi il testo di Costituzione sarà consegnato ai Capi di Stato e di Governo dei 15 riuniti a Salonicco, che dovranno decidere se e come eventualmente modificarlo. I governi dei 15 ne discuteranno nel corso della Conferenza Intergovernativa, che si aprirà in autunno, durante la Presidenza italiana e alla quale saranno associati anche i governi dei 10 Paesi che dal 2004 entreranno a far parte dell’Unione europea.
La nuova Costituzione dovrebbe quindi vedere la luce il prossimo anno. Ma come giudicare la bozza di Costituzione in discussione alla Convenzione? Il Presidente, Valery Giscard d’Estaing, e l’ufficio di presidenza, di cui fa parte anche Giuliano Amato, hanno raccolto alcune importanti sollecitazioni che venivano dalla grande maggioranza dei membri della Convenzione stessa.
In primo luogo, la Carta dei diritti fondamentali è stata inserita nella Costituzione e sarà un testo giuridicamente vincolante per l’Unione e per gli Stati membri. La struttura dell’Unione europea è stata semplificata ed è stato ridotto il numero degli atti normativi che l’Unione può adottare: da domani, al posto di direttive, regolamenti, decisioni, decisioni quadro, etc., avremo leggi e leggi quadro europee. La promozione della pace è stata inserita fra gli obiettivi dell’Unione, malgrado i tentativi isolati del governo italiano (nella persona di Gianfranco Fini) di cancellare la parola pace dalla Costituzione. Fra le competenze dell’Unione è stato inserito il coordinamento delle politiche economiche e sociali degli Stati membri. Sul versante istituzionale, la Costituzione prevede finalmente un Ministro degli Esteri dell’Unione europea, che dovrà condurre la politica estera dell’Unione, con una sola voce, secondo le direttive decise dai governi.
Nonostante questo, la bozza di Costituzione, così com’è, rimane un testo debole.
E il punto più debole rimangono i rapporti fra le istituzioni; il deficit democratico di cui soffre da tempo l’Unione europea (dove il Parlamento europeo, unico organo elettivo, non partecipa che in minima parte alla formazione e all’adozione delle leggi, che vengono invece adottate dai governi) non solo non è stato risolto, ma rischia addirittura di aggravarsi.
Infatti, in ogni sistema democratico, sono chiamate “leggi” solo gli atti adottati dai parlamenti. Ora, se l’attuale bozza di Costituzione amplia notevolmente l’elenco delle materie in cui il Parlamento potrà agire come legislatore, insieme al Consiglio, essa mantiene però un numero elevato di settori in cui il Consiglio potrà legiferare da solo e dove il Parlamento sarà soltanto consultato. Inoltre, ancora in troppi settori, e in particolare in politica estera, i governi continueranno a decidere all’unanimità, e non a maggioranza: se ognuno dei 25 Stati membri avrá un diritto di veto, è facile comprendere che lo stallo verificatosi in occasione della crisi irachena, non potrà che ripetersi in altre occasioni, paralizzando l’azione dell’Unione.
Infine, la bozza attuale di Costituzione prevede una nuova istituzione: al posto della presidenza di sei mesi a rotazione del Consiglio europeo (cioè dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri), si istituisce una Presidenza permanente del Consiglio per la durata di due anni e mezzo con mandato a tempo pieno.Come ha affermato Giorgio Napolitano, l’obiezione principale a questa proposta (avversata dalla maggioranza dei membri della Convenzione, dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo) resta che un Presidente del Consiglio al vertice dell’Unione creerebbe una grave ambiguità e sovrapposizione di funzioni e di responsabilità fra Presidente del Consiglio, Presidente della Commissione e nuovo Ministro degli affari esteri europeo. Si tratterebbe, come afferma Elena Paciotti, membro della Convenzione, di un Presidente politicamente irresponsabile, perché non potrebbe rispondere né al Consiglio, da lui presieduto, né ad alcun altra istanza democratica.
Il Presidente Giscard d’Estaing, nonostante il parere contrario di gran parte dei membri della Convenzione e della Commissione europea, ha preteso di inserire la proposta nella bozza di Costituzione, sotto la pressione dei cinque grandi Stati, fra cui, spiace dirlo, l’Italia, che sembra avere lasciato da parte la sua vocazione europeista. Se vincerà l’ipotesi di un Presidente del Consiglio a tempo pieno, tutto l’equilibrio istituzionale dell’Unione rischia di sbilanciarsi nel senso di un rafforzamento dei poteri dei 25 governi e di un indebolimento della legittimità e della capacità di azione dell’Unione nel suo insieme.
La Convenzione e la conferenza Intergovernativa possono ancora modificare questo assetto e ripristinare l’equilibrio fra le istituzioni. L’Italia, che apre a luglio il semestre di Presidenza potrebbe svolgere un ruolo di mediazione, farsi promotrice di un compromesso che permetta anche questa volta all’Europa di avanzare nel processo di integrazione.
Per il momento, a una settimana dalla fine dei lavori della Convenzione, ci auspichiamo che i 105 padri costituenti sappiano ritrovare una visione europeista e consegnare al Consiglio di Salonicco una Costituzione forte per l’Europa.