In 42 fascicoli che parlano di Modena la verità su stragi e uccisioni fasciste

L’inizio del processo per le stragi di Monchio, Susano e Costrignano nel modenese e di Cervarolo nel reggiano ripropone anche nella nostra provincia la questione delle stragi nazi-fasciste e il tema della mancata giustizia nei confronti dei colpevoli di questi episodi. Dopo la scoperta dell’Armadio della vergogna nel 1994 e l’invio di 695 fascicoli alle procure militari competenti è stato possibile avviare alcuni processi, mentre in questi anni la ricerca storica ha fatto notevoli passi in avanti, in particolare per le stragi avvenute in Toscana. È stata proposta la categoria della “guerra ai civili” che, giustamente, pone l’accento sul grande sacrificio delle popolazioni locali ma che, in particolare per la realtà emiliano-romagnola, può ingenerare equivoci: da noi, infatti, se si escludono i due-tre episodi più rilevanti (Monchio, Tavolicci, Monte Sole) è difficile trovare stragi che non abbiano, tra gli uccisi, anche dei partigiani. Altro aspetto rilevante, a differenza delle stragi avvenute in Campania e di buona parte di quelle accadute in Toscana, gli esecutori non sono quasi mai solo nazisti: va sottolineato il ruolo drammaticamente protagonista nella nostra regione degli apparati di polizia e militari del fascismo repubblicano.
Dalle ricerche condotte in regione, che hanno avuto esito nel volume curato da L. Casali e D. Gagliani La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia-Romagna (2008), sono avvenute nella nostra regione più di 500 stragi, con 4.500 civili e partigiani uccisi. Più di un terzo del totale nazionale! Per quanto riguarda la provincia di Modena, risultano 127 uccisioni singole, 60 eccidi con 175 uccisi, 44 stragi con 580 vittime. I partigiani uccisi in combattimento risultano essere 703, gli uccisi per rappresaglia 882. A questi si devono aggiungere i morti per altre cause di guerra (deportati, ecc.), per un totale di 1.998 caduti della Resistenza modenese.
Per quanto riguarda i procedimenti presenti nell’Armadio della vergogna concernenti Modena, risultano 42 fascicoli, in prevalenza uccisioni singole, ma, in qualche caso, relativi a rappresaglie collettive: è il caso degli eccidi di San Matteo, Concordia, Novi, Saliceto Buzzalino, Migliarina. Ci sono anche stragi: si tratta in particolare degli episodi di Monchio, San Cesario sul Panaro, Mirandola, Sant’Anna Pelago, Cibeno di Carpi.
La lettura di questi fascicoli rende esplicita la volontà degli apparati dello Stato italiano di non perseguire i colpevoli, per due ragioni sostanziali: non mettere in difficoltà la ricostituzione della Germania ovest in funzione anticomunista; evitare la consegna dei criminali di guerra italiani ai paesi occupati dall’Italia tra il 1935 e il 1943, in larga parte ancora in servizio nell’esercito.

Claudio Silingardi
Direttore
Istituto storico di Modena