Si è tenuta a Treviso, una manifestazione del movimento neofascista “Forza nuova” che dimostra ancora una volta le convergenze sul tema immigrazione, tra destra radicale e Lega Nord forza di governo. Il corteo delle teste rasate che ha invaso Treviso ha anche trovato sulla sua strada una giovanissima africana vestita di bianco, che ha attraversato sorridente e noncurante il corteo di musi duri, di bomber neri, di teste rasate, di saluti romani, di bandiere con la croce celtica su sfondo rosso. Loro, gli oltre 400 manifestanti di Forza Nuova, arrivati da tutt’Italia per ricacciare gli extracomunitari al loro Paese, l’hanno guardata stupiti qualche istante. Poi ciascuno ha proseguito per la propria strada, in direzione opposta. Non è successo nulla, perché nulla doveva succedere: su questo i dirigenti erano stati chiari con i manifestanti arrivati da Verona, Padova, Monza, Perugia, Torino, ma anche dall’Emilia, dal Friuli, dal Lazio (c’erano anche gli skins del Fronte Veneto e i Serenissimi). Una mobilitazione nazionale per protestare contro la Bossi-Fini ritenuta troppo permissiva, per chiedere la chiusura militare delle frontiere e il rimpatrio di tutti gli extracomunitari, clandestini e regolari. E una volta rimandati in patria saranno gli europei, ha detto il segretario nazionale Roberto Fiore, a dover ristabilire la loro presenza in Africa perché, finché c’erano i bianchi, non esistevano le guerre, la fame e l’Aids. Non è stato scelto a caso il capoluogo della Marca, per questa sfilata aperta da coreografici fumogeni verdi-bianchi-rossi. «Siamo qui per difendere Treviso dagli attacchi cattocomunisti – ha spiegato Fiore – Difendiamo il sindaco». Già Gentilini, il più invocato dal corteo, anche come presidente, tra un «boia chi molla» e un «me ne frego». «1, 10, 100, 1000 Gentilini», recitava uno striscione. E lo slogan: «Gentilini ce l’ha insegnato, difendere la razza non è reato». Il sindaco ha ricambiato: «Le persone di buon senso mi danno ragione. Questi qui sono meglio di quelli del G8, non sporcheranno la città». Un solo attimo di tensione: una signora ha salutato col pugno chiuso: «Duce, duce», hanno risposto i manifestanti.