Marco Amendola, anni 27
Nella zona di Modena in cui abito, la Sacca, mi capita spesso di vedere i cippi dei caduti partigiani, posti agli angoli delle strade o nei parcheggi.
Il più grande di tutti è posizionato dalle scuole elementari Leonardo da Vinci, che frequentavo quando ero piccolo.
Infatti mi ricordo che una mattina la nostra classe aveva preso parte a una cerimonia di ricordo del 25 aprile, proprio davanti a quel cippo.
Sono passati tanti anni da allora, e così un giorno decisi di tornare a visitarlo.
La mia attenzione si posò subito sulle fotografie di Tullio Bertoni, Ezio Gibellini, Elio Luppi, Dante Costantini, Edmondo Sacchetti, Augusto Zironi.
Erano tutti giovani, pressapoco della mia età, che morirono per la difesa e l’affermazione di un’ideale.
Guardavo le fotografie, e dentro di me si faceva sempre più forte la domanda: sarei pronto a rischiare i miei sogni, le mie speranze, la mia vita, come fece Tullio Bertoni?; e con me, sarebbero pronti a farlo tanti altri ragazzi della mia generazione?
Oggi è diventato un luogo comune identificare i giovani come una maggioranza di persone indifferente alla politica, cinica verso il prossimo, corrosa dalla rincorsa al successo e all’individualismo.
Certo, gli attacchi ai valori della Resistenza, della solidarietà e dell’equità, oggi sono diventati più subdoli, si nascondono dietro i più piccoli gesti, e i cattivi modelli diventano un riferimento per tante persone. Questi non-valori dilagano, e bisogna arginarli, dare risposte, esempi concreti.
Sessant’anni mi separano da Tullio Bertoni, ma il suo sacrificio non è stato inutile. La Resistenza oggi continua, sotto altre forme, ma continua. Resistenza secondo me significa credere in un’ideale, nel non arrendersi davanti al male, resistere all’imperialismo delle guerre di ogni genere.
Penso che la speranza di Bertoni, come quella di tanti altri ragazzi come lui, fosse quella di vedere in futuro dei giovani sereni, liberi di vivere, di studiare e di lavorare, di esprimere le proprie idee e pensieri.
La Resistenza era formata da diverse fasce d’età, ma credo valga la pena riflettere che al suo interno militavano tantissimi giovani.
Da pochi giorni mi sono iscritto all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia perché voglio portare avanti la storia, i valori, gli ideali e il ricordo di Tullio, Ezio, Dante; e di tutti i partigiani, di tutti i ragazzi che hanno sacrificato la vita per tutti noi.

Silvia Salvini, anni 68
Non avevo mai pensato di iscrivermi all’Anpi, pur sentendone parlare da sempre. In famiglia, fuori, pur avendo zii partigiani, consociuti, decorati. Perché?
Perché di tessere ne ho diverse, per pigrizia, per grave (lo riconosco) disattenzione verso l’associazione.
Io, come molti della mia generazione, ho dato per acquisiti i valori della Resistenza, tanto da ritenere ormai inutile, o quasi, il lavoro dell’Anpi. Ma non è così. Oggi più che mai ne riconosco il valore e l’importanza, provo ammirazione per coloro che lo hanno portato avanti, con ostinazione, con la convinzione e la certezza di chi ha vissuto la Resistenza, la guerra. Per questo penso che sia ora di iscrivermi, per dare più forza all’Anpi.