Riflessioni sull’avvenire della memoria

Mario Bisi Classe 1919
Le difficoltà che devo superare per organizzare le idee sulla richiesta che mi viene posta per uno scambio di opinioni, sull’attuale situazione politica, fra anziani e giovani è che l’analisi e quindi il giudizio, in questo caso, prescinde dall’appartenenza di generazione, ma ci coinvolge tutti come “cittadini”.
Le posizione assunte e perseguite da questo Governo e particolarmente dal Presidente del Consiglio, scalfiscono quotidianamente il dettato Costituzionale, costringendo, fra l’altro, sempre più frequentemente il bisogno di attenta sorveglianza da parte del Capo dello Stato.
L’ANPI, che anziani e giovani tutti ci accoglie, nella civile partecipazione non solo nella difesa, ma nell’azione per il raggiungimento di un equilibrato rapporto democratico per l’esercizio delle diverse funzioni fra maggioranza e minoranza nella gestione della cosa Pubblica, l’ANPI, dicevo, deve raccogliere tutte le sue energie per bloccare il tentativo di portare il Paese fuori della legalità Costituzionale, indipendentemente dalle pretestuose modalità e giustificazioni invocate.

Nicoletta Casella Classe 1961
In occasione della terza giornata della Memoria mi è stata rivolta una domanda importante: “Ma è giusto che ci sia una legge per far ricordare?” Una domanda che mi ha fatto riflettere sul mio lavoro, sulle leggi che la pubblica amministrazione applica, fa applicare e che sempre di più tutelano i diritti dei cittadini. E alla fine mi sono convinta che sì, allo stesso modo del diritto all’informazione, o alla salute, la memoria rappresenta una aspirazione che è giusto riconoscere e difendere attraverso strumenti pubblici. Tutelare la Memoria, ossia la consapevolezza critica di ciò che è accaduto, significa coltivare il presente. La conoscenza di ciò che è stato (e del perché è stato) è il miglior modo per difendersi da certe tendenze a riscrivere la Storia a seconda di come cambiano le stagioni.
Una parte del mio lavoro, all’Assessorato alla Cultura, consiste nell’organizzazione e nel coordinamento delle iniziative che si svolgono proprio in occasione della giornata della Memoria.
Nel 2002 si è giunti alla terza edizione e di anno in anno le iniziative si sono incrementate sempre di più. Molti enti, istituzioni, associazioni, hanno voluto essere più presenti e proporre almeno un’iniziativa. È un buon segno. Il Comitato Comunale permanente, per la memoria e le celebrazioni, è il momento istituzionale, punto di riferimento per le iniziative, istituito con delibera della Giunta comunale n.1224 del dicembre 2001. Personalmente sono molto contenta di potermi occupare di questo tema perché è un lavoro che mi appassiona molto e che mi accresce culturalmente e professionalmente.

Franco Pasini Classe 1924
Il tema legato al dialogo tra generazioni è un invito, a mio avviso, a riflettere, in particolare, sulle forme che sta assumendo e che assumerà in futuro il ricordo degli eventi del ‘900. Quale avvenire avrà la nostra memoria, la memoria del fascismo, della Resistenza ? In quale modo essa ci aiuterà a individuare i pericoli già presenti nel nuovo secolo con il tempo che passa e l’inevitabile sparizione della generazione che ha vissuto, appunto, il fascismo, la guerra, la resistenza e lo sterminio? La memoria non si trasmette da sola di generazione in generazione, dai più vecchi ai più giovani e non rappresenta certo un movimento naturale. Spesso diciamo che si deve trasmettere la memoria alle nuove generazioni perché determinati crimini non possano ripetersi. Dicendo questo però non affermiamo soltanto un dovere di memoria ma un dovere morale, un impegno nei confronti dei vivi e dei morti. Come trasmettere dunque questa memoria che parla spesso di guerre, di morti, di torti in modo da trasformarla in desiderio di impegnarsi? Come condurre la riflessione sulla condotta morale tenuta in tempi di contrasti e di barbarie? Di queste domande dovrebbe essere forse intessuto il dialogo tra generazioni diverse, forse esse possono indicare una pista su cui costruire un insegnamento che si rivela veramente difficile, un dialogo che va oltre la trasmissione della storia rigorosa degli eventi, l’ascolto di esperienze di vita dei testimoni e la trasmissione stessa della memoria. Questa pista è data dal tentativo di insegnare ai giovani la lucidità critica attraverso la riflessione sui loro atti e sulle loro azioni quotidiane. Ma se vogliamo che i giovani prendano sul serio un insegnamento simile è necessario che esso sia innanzitutto un oggetto di forte interesse per gli adulti e non semplicemente qualcosa di cui gli adulti stessi si sbarazzano riducendolo ad un vuoto imperativo sul dovere di ricordare.

Marinella Gherardi Classe 1964
Credo che il loro lavoro nelle scuole, con le classi e con gli studenti, sia il più bell’esempio di dialogo tra le generazioni, sui valori sempre attuali quali la pace, la democrazia il rispetto, la solidarietà. Nei testi di storia gli eventi si succedono in un rincorrersi di date e fatti, di vittorie e sconfitte; la testimonianza orale dà un apporto fondamentale che non è presente nei testi scolastici perché ci consente di provare emozioni, di risvegliare coscienze, di capire il patire che ha spinto ognuno di loro ad agire per una giusta causa. Ritengo che il valore stia proprio in questo, nel comprendere che il contesto in cui viviamo è un contesto che altri hanno contribuito a costruire e che è nostro compito mantenere ed evolvere affinché valori della Resistenza, tuttora attuali quali la pace, il rispetto, la democrazia, non possano mai venire meno.
L’attenzione dei ragazzi, le loro domande, il lavoro che ne segue sono per noi uno stimolo a continuare su questa strada, e, forse, permette a loro di capire il passato non solo per ricordarlo ma capirlo per agire nel presente.