giugno-2007-10La lotta contro il razzismo e la xenofobia assume finalmente una dimensione europea. Il Parlamento europeo, approvando all’unanimità la relazione di Martine Roure (PSE) nella sessione di giugno, ha invitato il Consiglio ad adottare con urgenza la decisione quadro che definisce sanzioni penali uniformi in tutta l’Unione europea per i reati di razzismo e xenofobia.
Infatti, il 19 aprile scorso, il Consiglio dei ministri della giustizia e degli affari interni dell’Unione europea ha raggiunto un accordo politico sulla proposta della Commissione, dopo cinque anni di faticosi negoziati, bloccati di volta in volta dal veto di alcuni Paesi membri, fra cui l’Italia del governo Berlusconi.
Le pressioni della Lega Nord, sfociate nel veto dell’allora Ministro della giustizia Roberto Castelli, hanno infatti fermato per diversi anni i lavori su un importante strumento repressivo, essenziale per rendere più efficace la lotta contro gli atti di violenza razzista. Lavori che sono proseguiti, grazie alla decisione del governo Prodi di togliere il veto dell’Italia e agli sforzi della Presidenza tedesca dell’unione europea, per la quale la decisione quadro riveste, anche per motivi storici, un alto valore simbolico.
Ad accordo raggiunto, il Parlamento ha voluto definire le sue priorità in attesa di essere formalmente consultato sul testo modificato dai Ministri, come prevedono i Trattati.
In generale, il rapporto Roure dà un parere positivo sull’accordo, pur sottolineando che si tratta soltanto di un’armonizzazione minima delle sanzioni in materia di razzismo e che in futuro sarà necessaria una revisione per ravvicinare maggiormente le legislazioni nazionali in questo settore.
La decisione quadro impone a tutti i Paesi membri di definire sanzioni penali armonizzate (da uno a tre anni di reclusione) per il reato di incitamento alla violenza e all’odio razziale fondato sulla razza, il colore della pelle, la religione, l’origine nazionale o etnica.
Il testo prevede anche la definizione di reati quali la diffusione di scritti con contenuto razzista e l’approvazione pubblica, la negazione, la banalizzazione di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
Il testo non prevede una messa al bando specifica per se di simboli quali la svastica e non fa riferimento ad eventi storici determinati, ma si rifà alle definizioni di crimini di guerra e di genocidio contenute negli statuti del Tribunale penale internazionale e del tribunale di Norimberga del 1945.
Il Parlamento ha invitato il Consiglio a prevedere aggravanti specifiche nel caso in cui siano autorità pubbliche a rendersi responsabili di atti di razzismo e xenofobia ed ha ricordato la necessità di distinguere i reati in questione dalla legittima espressione delle opinioni di tutti, a tutela della libertà di espressione, sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e riconosciuta in tutte le tradizioni costituzionali dei Paesi membri.
Gli eurodeputati hanno infine chiesto al Consiglio di preparare una valutazione sull’attuazione della decisione quadro al massimo entro tre anni dalla sua entrata in vigore, al fine di verificare la necessità di modifiche e la possibilità di ulteriori passi avanti in direzione di una migliore protezione delle persone contro il razzismo, la xenofobia e le discriminazioni.